Madre e Anima
- lisamarchetta
- 7 set 2018
- Tempo di lettura: 4 min

Madre e padre sono i pilastri della vita psichica del bambino. Del bambino. Non dell'adulto. Il padre difende il bambino dai pericoli esterni mentre la madre da quelli interni. Il padre, nella sua magnificenza e distanza, rappresenta il gigante che protegge. La madre, con la sua dolcezza e morbidezza, la dea che lenisce. I genitori rappresentano figure mitiche, cariche della libido del piccolo agente nucleare. Entrambe sono strutture archetipiche importanti perché scavano nella psiche lo spazio per far emergere la Persona e l'Anima. La Persona, il derivato paterno, è l'insieme di comportamenti e atteggiamenti di cui l'individuo dispone nel vivere in società. Essa è la maschera che ognuno indossa per sopportare ferite, muoversi tra gli altri e per raggiungere obiettivi prestigiosi. La Persona è l'immagine che vogliamo dare in pubblico: la distanza che mettiamo tra noi e gli altri è l'abito che essa ci consiglia ogni giorno di indossare. Invece l'Anima, derivato materno, abita dentro di noi, nelle nostre sensazioni ed emozioni. La madre ne controllava il corso quando eravamo piccoli: con i suoi sguardi, i suoi gesti o i toni della voce. La madre protegge dal buio, ossia dall’inconscio; il padre dall’ambiente esterno. Se per i primitivi o gli uomini delle tribù la nozione di società, mondo e adattamento sono argomenti poco discussi, così per l’uomo moderno è materia poco conosciuta quella di spirito e demone, i figli della sua Anima. Quanti adulti continuano ad essere regolati dai genitori? cercano protezione economica dai padri e cure dalle madri? un poco, forse, non potremo farne a meno. Per la Psicodialettica, da adulti, si dovrebbe però far maggior affidamento sulla Persona e l'Anima arricchite dalla separazione dai genitori reali. Inevitabilmente proiettate all'esterno su altre persone, dalla proiezione all'introiezione, esse agiscono come nostri "complessi". È inevitabile avere “complessi”: essi possono essere positivi o negativi sulla base del vissuto dell’esperienza. La separazione dalla madre appare una faccenda particolarmente delicata, ci dice Jung. Il complesso materno vivrà con noi e interferirà sulle nostre scelte idealizzando o svalutando il femminile. Le tribù organizzavano veri e propri riti per facilitare la separazione dei figli dalle madri: essi sapevano infatti quanto fosse importante che ciò avvenisse. Oggi ci si separa in modo “naturale”, quando si può, senza un'organizzazione da parte di altri. Quando avviene all'inizio si proietta su una donna l'Anima e allora ci si ammala di un amore ossessivo, doloroso, dalle sfumature rosse. Non si ha idea di dove conduca quel legame. Solo più tardi si può decidere di fare dei passi verso la conoscenza. Come? Chi ha poca dimestichezza con l'analisi deve sapere che l'entità Anima è un agente autonomo, da conoscere e indagare, attraverso l’esercizio continuo. Va isolata nei momenti di solitudine a lei dedicati, e lasciata parlare. Dobbiamo interrogare l'Anima lasciandole libertà di espressione, senza commentare quel che dice. E, come Jung con le figure incontrate durante il confronto con l'inconscio, sopportare la pena del suo (nostro) esistere. Di questo esercizio compiuto da Jung oggi abbiamo le prove grazie alla pubblicazione del Libro rosso. Altri esempi di esercizi di questo tipo li ritroviamo nelle opere dei surrealisti. Lo stesso Jung, in uno scritto su Picasso, afferma che il pittore si è servito di immagini provenienti dal proprio inconscio (immagini simili a quelle che riportavano i pazienti) e che le atmosfere delle sue opere attraggono proprio perchè rimandano a qualcosa che non si può dire o spiegare. Sappiamo che la vita di Picasso e le sue opere furono spesso legate e ispirate a donne reali che trasfigurava attraverso la sua arte. Se poi vogliamo andare ancora più indietro nel tempo, là dove è iniziato lo sviluppo del femminile nell’uomo, allora rechiamoci nelle corti francesi dei trovatori. Qui gli uomini avevano iniziato a sviluppare le doti della sensibilità, del coraggio e dell’elevazione spirituale scrivendo “canzoni” per le loro amate. La donna prescelta non era la moglie bensì una donna sposata alla quale dedicare i propri versi e le proprie opere. La donna, non vincolata al cavaliere tramite matrimonio, fungeva da ponte per lo sviluppo delle qualità femminili del devoto. Potremo riferirci ad essa come ad una madre e amante spirituale in contrapposizione alla madre biologica e alla moglie da contratto. Lo sviluppo dell’Anima nell’uomo, quindi delle sue qualità femminili, necessitava di esercizio continuo e la donna prescelta ne facilitava e permetteva il corso. Ciò avveniva liberamente, ossia al di fuori dei contratti matrimoniali e cioè della legge del tempo. Potremmo dire che avveniva al di là del volere dei padri. Anche se oggi, nelle società occidentali, non esistono vincoli matrimoniali decisi a priori, vi sono comunque condizionamenti e retaggi culturali trasmessi dalle famiglie che impediscono il vero sviluppo dell’Anima dell’uomo, cioè della sua parte femminile. Il cammino dell’Anima dell’uomo ha inizio con una vicenda biologica, la sua nascita dalla madre, ma prosegue lungo tutto l’arco della vita attraverso incontri ed esperienze con donne con cui avrà legami più o meno intensi ma non “di sangue”. Ogni volta che si accende in lui il desiderio e l’amore esso dovrebbe, oltre ad essere goduto, anche divenire fonte di ispirazione per la costruzione di un proprio femminile a cui accedere autonomamente. L’integrazione del femminile nell’uomo, lo sviluppo del suo femminile, è un compito evolutivo importante quanto lo sviluppo della virilità.
Dipinto di Dalì, Salvador - Sogno causato dal volo di un’ape attorno a una melagrana un attimo prima del risveglio.
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