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La liberazione della pietra

  • Luciano Rossi
  • 6 mag 2017
  • Tempo di lettura: 1 min

Occorre pensare alla Psicodialettica come ad un viaggio interiore, che porta alla liberazione dalla pietra antichissima che, all'inizio del viaggio, ancora noi siamo. Restiamo ancora pietra, ma non la stessa di prima. Non più un cubo grezzo di marmo, ma un David, un Mosè, che quel cubo racchiudeva, nutriva e allo stesso tempo imprigionava.

Scrive Jung:

"Ho vissuto prevalentemente in Svizzera: ho viaggiato pochissimo. La mia vita è stata povera di eventi esteriori. I miei viaggi sono stati soprattutto interiori: altri viaggi, vicende esteriori, persone, ambienti, sono impalliditi di fronte a queste vicende interne. Ciò che noi siamo, il nostro viaggio interiore [non può esser descritto in modo scientifico]; può essere espresso solo con un mito E io dovevo scoprire qual era il mio mito, da dove venivo, quale mito dovevo vivere, in base a quale progetto di vita interiore, superindividuale, dovevo strutturare la mia vita individuale".

Doveva scoprire quali erano i miti antichi che abitavano in lui, che lo plasmavano, da quale rizoma traeva origine.


 
 
 

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