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Psico-gonia

  • Luciano Rossi
  • 6 mag 2017
  • Tempo di lettura: 1 min

L’Autore biblico immagina, e racconta, lo stato originario, quello dell’indistinzione, che esisteva prima della cosmo-gonia (da γόνος, gònos=generazione): c’erano solo tenebre senza fine e Dio separò la luce dalle tenebre e chiamò giorno la luce e notte la tenebra. Giorno e notte furono così differenziati, separati, distinti, a partire da un grigio uniforme e senza fine. Prima abbiamo il caos. Solo dopo la separazione abbiamo il cosmo. Si cominciò a distinguere (differenziare), a intravedere qualcosa, ad emergere dall’indistinto. Si incominciarono a “vedere” le cose e Dio le chiamò per nome: fu la nascita del cosmo o mondo. E come è la cosmo-gonia, così è la psico-gonia. Come nasce il cosmo, così si stacca dal resto la coscienza guardante, divenendo capace di “vedere” quanto rimane incosciente. La Ψδ dice: io vi invito alla vostra psicogonia, alla generazione di una coscienza ampliata e di una totalità distinta. Ciò che impedisce la nascita di una coscienza ampliata è la difficoltà di vedere, la paura di vedere. Ciò che impedisce di prendere coscienza dell’Ombra è la difficoltà di vederla, la paura di vedere l’Ombra. Chi di voi ha mai potuto chiudere gli occhi e immaginare, (vedere) personificarsi davanti a sé la propria malvagità? Chi non si offende a morte se gli viene detto che è malvagio?

Nel dipinto Le tentazioni di Sant'Antonio (Matthias Gruenewald). Chiunque è tentato a volte di comportarsi male e di lasciare uscire le parti peggiori di sé.


 
 
 

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